Fonte: Metropolis
di Marco Milano
Allarme caro pane a Capri. I consumatori invocano il controllo delle autorità per verificare l’andamento dei prezzi dei prodotti derivanti dall’arte bianca. La chiusura, da questa mattina, dello storico panificio di via Parroco Canale, conosciuto da tutti i capresi come il forno, ha provocato una levata di scudi da parte dell’Unione Nazionale Consumatori – Isola di Capri. Il delegato Teodorico Boniello, infatti, ha sottolineato come almeno per il momento «l’acquisto del pane, bene primario, essenziale ed accessibile a tutti, sarà possibile, in centro, solo nel negozio Sfizi di Capri, nei supermercati ed in altri negozi di alimentari. Tenendo conto che, con ogni probabilità, al momento – aggiunge Teodorico Boniello – l’offerta non potrà soddisfare il fabbisogno della popolazione». Al momento, ad onor del vero, poiché la chiusura del forno è relativa alla conclusione della gestione dell’attuale titolare, Nino Somma, stimato e conosciuto panettiere caprese, da sempre punto di riferimento degli amanti di pane, taralli e biscotti e discendente di una famiglia che ha sempre fatto dell’arte bianca la propria vocazione, mentre lo storico forno potrebbe riaprire già nei prossimi mesi, con una nuova gestione o con un’attività guidata direttamente dalla proprietà. «Grazie di cuore – ha scritto Nino Somma nel suo messaggio di saluto – a tutta la nostra affezionata clientela». Resta in piedi, comunque, secondo l’Unione Nazionale Consumatori, la questione relativa al costo del pane sulla te rra dei Faraglioni. «Si invitano le autorità competenti – chiede Teodorico Boniello – a monitorare l’andamento dei prezzi, tenendo conto che il costo del pane deve essere stabilito al chilogrammo e deve essere indicato il peso specifico dello stesso, proprio al fine di evitare costi sproporzionati, fatti a pezzo». Non è la prima volta che l’emergenza p ane conquista la ribalta delle cronache sull’isola azzurra. Negli anni scorsi, infatti, ad essere involontaria protagonista fu la contemporanea chiusura dei pochi punti di produzione di pane e derivati, con le persone, in alcuni casi, viste fare scorte di panini sulla terraferma. In quel caso, la polemica fu soprattutto dovuta alla desertificazione della Capri invernale, quando la stragrande maggioranza delle attività, dai ristoranti ai negozi, dalle botteghe artigiane ai bar, chiude i propri battenti al pubblico, trasformando quella luccicante località mondana, ritrovo di vip e personaggi famosi, in un desolato scoglio bagnato dal mare.