Anna Maria Boniello Capri. Nella bufera l’ospedale Capilupi. Dopo le telecamere antiassenteismo installate dalla Guardia di Finanza e rimosse da alcuni giorni e che sicuramente porteranno ad una coda giudiziaria, scoppia il caso dei lavori di risistemazione che sarebbero stati affidati con procedure di urgenza irregolari e che sarebbero stati eseguiti senza una corretta documentazione contabile e una precisa indicazione dello smaltimento dei rifiuti. Un’inchiesta che ha portato a otto denunce con un dossier inoltrato dai carabinieri alla Procura. Una bufera sull’ospedale nei giorni in cui ancora non si è spenta l’eco del fermo del carrellino autoambulanza del 118 rimasto bloccato a causa della mancanza della batteria e che solo ieri ha ripreso il servizio.Stavolta sono stati i carabinieri a denunciare a piede libero otto persone a seguito di una lunga e complessa indagine che i militari della stazione di Capri, con il luogotenente Pietro Bernardo, hanno portato avanti per alcuni mesi scoprendo tre episodi diversi tra loro che facevano capo però agli otto denunciati. Otto persone tra cui tre ex direttori sanitari, un tecnico comunale ed uno interno all’ospedale, il titolare di un’impresa edile e due funzionari dell’Asl Napoli 1 Centro. A coordinare l’operazione è stato il capitano Marco La Rovere della compagnia di Sorrento che si è avvalso della collaborazione del Noe di Napoli. Una task force che ha operato in sinergia con il pm Salvatore Prisco a cui oggi è stata rimessa la risultanza dell’indagine, al fine di continuare l’inchiesta in Procura.I fatti hanno origine da lavori edili per la messa in sicurezza della facciata del Capilupi, affidati per un importo di 243.395 euro a un’impresa locale, omettendo di attivare le procedure di gara necessarie per tale importo. I capi di imputazione contestati a 4 indagati, il titolare dell’impresa, il tecnico comunale e due funzionari dell’Asl Na1 sono l’articolo 356 del codice penale che riguarda il reato di frode in pubbliche forniture perché in concorso tra loro avrebbero apportato un ingiusto vantaggio patrimoniale, con l’affidamento dei lavori di somma urgenza. Ci sarebbe poi la contestazione dell’articolo 256 del codice dell’ambiente. L’impresa infatti aveva realizzato una discarica all’interno degli spazi dell’ospedale depositando materiali di risulta provenienti da lavori edili, varie strutture metalliche, bidoni in plastica e contenitori esausti di solventi e vernici che erano stati utilizzati dalla ditta che aveva effettuato i lavori. Una vera e propria massa di rifiuti speciali nocivi depositati proprio all’interno dell’ospedale senza la relativa documentazione necessaria per lo smaltimento ed il recupero di questo tipo di rifiuti speciali.A carico dei vertici del Capilupi la denuncia è scattata a causa della mancata autorizzazione sanitaria da parte della regione Campania relativa allo scarico dei rifiuti liquidi provenienti dai laboratori di analisi e dal centro di dialisi ai sensi dell’articolo 137 del codice dell’ambiente. Una mancanza di autorizzazioni che, nel tempo, avrebbe provocato gravi danni ambientali, visto che questo tipo di rifiuti necessita di particolari accorgimenti e cautele per lo smaltimento.Quella che si è chiusa ieri con le otto denunce è solo la prima fase di un’inchiesta a vasto raggio che è stata avviata dai carabinieri e che riguarda vari settori della vita dell’unico nosocomio caprese che serve un’utenza di circa undicimila abitanti fra Capri ed Anacapri nei periodi di bassa stagione; un’utenza che nei mesi estivi raddoppia, con punte giornaliere di arrivi che vanno dagli ottomila ai diecimila turisti.