Fonte: Il Denaro.it
di Raffaele Vacca
Nel 1967 iniziò, nella chiesa di S. Michele in Anacapri, l’attività culturale di varia umanità, che tendeva a contribuire ad osservare e valutare il presente, nella consapevolezza del passato e guardando con responsabilità verso il futuro. E ciò sia per l’Isola di Capri, sia per la Civiltà Occidentale. Fondamentali temi di quest’attività furono espressi nei quattro numeri della rivista “Il Carniere”, pubblicati dal 1969 al 1972.
Nella Premessa del primo numero si ricordava come, nel tempo infinito, ogni vita umana non è che un punto, anzi meno di un punto, tuttavia un punto preziosissimo. Nel primo articolo dello stesso numero, dedicato alla “Letteratura sulla situazione del nostro tempo”, che allora spesso veniva ancora indicata come “Letteratura della crisi”, si sosteneva che la conoscenza della situazione esistente, a differenza di quanto per lo più era avvenuto in passato, era necessaria ed indispensabile per ogni uomo che volesse essere responsabile della sua temporanea esistenza terrena. Se si osserva e si valuta attentamente quel che sta avvenendo nel nostro paese e nella nostra civiltà, e la recente autorevole esortazione all’umanità “ad interrogarsi circa la propria identità ed il proprio ruolo nel mondo”, ci si avvede che tutti i temi espressi ne “Il Carniere” sono di piena attualità. L’attività culturale di varia umanità tendeva a trovare ed indicare punti fermi in un vivere che per molti diventava sempre più superficiale, per altri sempre più incerto ed inquietante, e che per tutti, sia che ne fossero consapevoli, sia che non ne fossero, si svolgeva sotto l’invincibile minaccia nucleare. Questo in dialogo con altre culture ed, in particolare, con esponenti di queste che soggiornassero nell’Isola di Capri o avessero comunque rapporti culturali con essa. Sarebbe lungo ricordare qui come si sia svolta l’attività culturale di varia umanità con le sue manifestazioni (tra le quali il Premio Capri-S. Michele, l’Incontro d’agosto, l’Incontro di fine d’anno), i suoi convegni, gli altri incontri, le sue pubblicazioni,, che sono ora sia in biblioteche pubbliche sia in biblioteche private. In parte è stato espresso in altri luoghi; completamente sarà espresso in seguito. Qui è opportuno ricordare che l’attività si è svolta mentre, per lo più, si riteneva che si stesse in un ineluttabile progredire verso un maggior benessere ed una maggiore prosperità, che la tecnologia alleggerisse a mano a mano le fatiche del lavoro, che fosse necessario un costante sviluppo produttivo ed economico. Da quando è iniziata l’attività di varia umanità, parecchi hanno concluso la loro esistenza terrena con queste convinzioni. Molti stanno continuando la loro ritenendo, per lo più, che quello che vale sia ciò che dà guadagni economici, e che l’attività culturale che non dà questi sia solo erudizione, o addirittura un passatempo, senza dar senso e orientamento all’agire concreto. Nei giorni scorsi un noto autore che con una sua opera, dal 1996, è nell’Albo dei vincitori del Premio Capri-S.Michele, citando quanto, giorni prima, aveva detto un altro noto autore che dal 2002 è nello stesso Albo, ha scritto che bisogna uscire dai porti sicuri ed imparare a vivere tra le onde. Si potrebbe dire che, quantunque l’attività culturale di varia umanità si sia svolta in un luogo sicuro come l’Isola di Capri, essa si sia sempre spinta nelle acque ora mosse, ora agitate, ora burrascose del mondo. Ma le metafore, tese ad illuminare e chiarire aspetti del reale, sono anche limitative. Meglio restare completamente nella realtà concreta, la quale rivela che attualmente, come ha testimoniato la pandemia, sulla terra non c’è luogo dove si possa restare al sicuro. La realtà concreta rivela che, mentre moltissimi vivono nei comfort materiali che sono a loro disposizione, come mai prima era avvenuto, e ne sono soddisfatti, altri ritengono che la situazione esistente è incerta, inquitante, drammatica, addirittura sull’orlo dell’abisso, come era stato espresso in alcune delle opere della Letteratura della crisi, ed in opere successive. Ciò rivela che, come è detto nella conclusione della Premessa al primo numero de “Il Carniere”, è necessario seguire i progressi della scienza e della tecnica, ascoltare le voci di ogni parte del mondo, sia del presente che del passato, restando se stessi ed attuando coraggiosamente, nei limiti del possibile, quel che la mente e l’animo spingono a fare, per essere responsabili della propria esistenza e nell’interesse della propria comunità, del proprio paese, dell’intera umanità.