Fonte: Metropolis
di Marco Milano
“Prendete un peso di novanta chili e gettatelo dai Giardini di Augusto di Capri verso il vuoto e vedete dove arriverà”. Antonio, caprese, una vita tra la natura spiega come non sia possibile dal suo punto di vista che Luca Canfora possa essersi gettato dai giardini intitolati all’imperatore Augusto e finire in mare. Il giallo di Capri si riapre e la simulazione di lancio suggerita potrebbe essere messa in atto in una nuova fase di indagini per capire se effettivamente possa essere andata in questo modo. Il costumista di Paolo Sorrentino, cinquantuno anni, una collaborazione professionale intensa e ricca di soddisfazioni al fianco di un regista Premio Oscar, era impegnato sull’isola per le riprese di “Parthenope” quando il 1° settembre viene ritrovato privo di vita nelle acque antistanti la Grotta dell’Arsenale, ma la tesi del suicidio sembra non convincere più. Questa mattina il fratello del costumista, Giuseppe Canfora, verrà ascoltato dagli inquirenti ai quali racconterà tutto quello che sa e soprattutto di non credere che Luca avesse motivi tali da portarlo a togliersi la vita. Una teoria che anche i capresi sostengono, non perché conoscessero Luca Canfora, ma semplicemente perché sono esperti di questo magico scoglio in mezzo al mare. “Questo signore del cinema – fa notare Claudio, pensionato e appassionato contadino ma anche amante del mare – lo vedo nelle foto, alto, impostato, insomma pesava a occhio non meno di novanta chili. Che ci vuole a simulare un lancio di novanta chili a mare? Prendete un sacco pieno di sabbia o di cemento di un quintale, mettetevi dai Giardini di Augusto o anche da via Krupp e fatelo cadere verso il basso, si sfracellerà nelle rocce e negli speroni che stanno sotto. È la legge della natura o della fisica se preferite a dircelo: da lì questo signore non poteva finire a mare senza frantumare gran parte del suo corpo”. E se è vero come è vero che la saggezza dei vecchi contadini non vale di certo meno di libri e teorie scientifiche, potrebbe essere, questa, un’azione da mettere in pratica in un supplemento di indagini. La riesumazione del corpo di Luca Canfora, infatti, sembra essere dietro l’angolo e di conseguenza un approfondimento di una vicenda che non sembra essere sufficientemente chiara per finire alla voce archiviata. Era il 5 dicembre 2023, e quindi due mesi solo dopo la morte del costumista e sulla pagina facebook “Luca Canfora. Verità e Giustizia” aperta proprio perché si riteneva “misteriosa” la sua scomparsa e già si leggeva che “la sola certezza, tra le varie incongruenze presenti nelle notizie riportate dai media, è che Luca non possa essersi suicidato, cosa totalmente esclusa dal fratello e dai famigliari. Chiediamo dunque – è scritto nei post del profilo social in questione – che vengano percorse tutte le ipotesi investigative, dando impulso alla raccolta di elementi che consentano di far giungere al più presto alla verità su questa tragedia, chiarendone le cause e le dinamiche ed eventualmente assicurando alla giustizia i responsabili”.